Lelli Sindaco di Ozzano
Questo PRIMO Articolo, è scritto dal Sindaco del paese nel quale vivo, avevo piacere che fosse LUI a scrivere per PRIMO, perché il 5 Maggio 2020 Carillon ha compiuto 8 anni ed in un periodo così particolare, con una pandemia in atto, mi sono fatta fare gli auguri da una persona che prima ancora di essere Sindaco sa cosa significa essere Commerciante, nel senso positivo del termine, commerciante con il cuore, questo sarà la prima New/Blog di una lunga serie..
Riportiamo pari pari LO Scritto…
“Il 05-05-2012 ha aperto Carillon ed in questo giorno ha compiuto 8 anni.
8 anni che sono stati sia splendidi che difficili, che hanno insegnato tanto ed anche tolto tanto…anni di sacrifici e di tante gioie… Anni di cambiamenti ed ecco uno degli ultimi, Carillon aprirà un blog nel quale discutere di tutto, dal cosa significa essere commercianti, di cosa significa lavorare con i bambini, o di come semplicemente si faccia a misurare un paio di scarpe, oppure ancora a fare assieme dei buonissimi biscotti…
Oggi pubblicherò qui il primissimo dei blog che verrà pubblicato ufficialmente quando il blog aprirà i battenti. Ci sono gli auguri a Carillon da parte di Luca Lelli (che ringrazio per queste bellissime parole…) Ho chiesto a Luca (in veste di persona e non di sindaco) di scrivere per me queste righe perché Luca è figlio di commercianti ed ha vissuto da vicino cosa significasse esserlo con le mille sfaccettature che comporta… lui le ha riassunte benissimo nelle righe che ora condivido con voi qui…
Tanto per cominciare: TANTI AUGURI CARILLON! Vorrei che questa fosse l’occasione per una rinascita. Non è la prima nella tua ancora breve vita. Ti possono spostare, possono tenerti chiuso. Magari un domani che ne so, ti cambieranno il nome ma tu resterai. Lo farai perché ‘chi ti gestisce’ se lo sente dentro. A volte ci pensa, si chiede perché ma…perché non c’è. È così e basta. Capisco ciò che si prova!
Inspirazione Quotidiana
Nel mio piccolo e da piccolo dentro ad un negozio ci sono cresciuto. Avevo 3 anni e mezzo quando i miei genitori subentrarono nella gestione di un bar. Del bar “di famiglia”, della famiglia di mia madre che era passato negli anni precedenti da un paio di gestioni esterne. Lì sono cresciuto e quando i miei lo hanno lasciato (anche perché io nell’ultimo periodo li avevo aiutati ma avevo deciso nella vita di fare altro) di anni ne avevo 27 (e mezzo sempre). Vivere, perché di questo si parla, dentro ad un locale pubblico ti forma il carattere. Ti può rendere più forte per certi versi ma ti può rendere anche più gentile, più disponibile. Più pronto ad ascoltare le storie, i problemi degli altri a costo di farti un po’ dimenticare i tuoi. A volte questo è un bene, a volte no. Non serve a diventare “imprenditori”, a “fare i soldi”. Per quello c’è altro e magari qualcuno ci riesce pure. Serve a vivere la vita con un atteggiamento diverso, serve a formare un carattere aperto. Ti apre strade e magari te ne preclude altre e quando per un motivo o per l’altro “smetti” perché vai in pensione o perché ti metti a fare altro, qualcosa del ‘commerciante’ (nella migliore accezione del termine) ti resta dentro e ti fa vedere le cose da un punto di vista un po’ diverso. Per questo ringrazio i miei genitori per i sacrifici che hanno fatto (non sono certo stati gli unici, in tantissimi ne hanno fatti), per tutte le ore passate là dentro. Da quando (il giorno dell’inaugurazione) cercai di salire su alcune scatole di cioccolatini per arrivare alla macchina del caffè (per fortuna mi fermarono in tempo, non ero un fuscello nemmeno a tre anni…e mezzo), a quando mi tagliai per la prima volta un dito con l’affettatrice fino a quando tirammo giù quella serranda per l’ultima volta.
Grazie Luca!”
